Riduzione del Digital Divide

Progetti

Un intervento di riequilibrio del territorio.

Il progetto

Digital Divide è uno dei termini che con più frequenza ricorre negli ambienti che si occupano della diffusione dell’e-Government e dello sviluppo del territorio nel suo complesso. Termine un po’ di moda e per certi versi abusato, sintetizza un reale pericolo di “isolamento tecnologico” che alcune fasce di popolazione (gli anziani, le donne, gli abitanti nei piccoli comuni, ecc..) e di impresa corrono concretamente. Il Digital Divide assume declinazioni diverse a seconda delle situazioni, e si parla di analfabetismo di ritorno quando si pensa alle persone anziane, o di perdita di competitività quando si pensa a alle imprese che competono con altre o ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro. L’isolamento tecnologico altri non è che la incapacità di cogliere pienamente le opportunità di crescita e di sviluppo che vengono rese disponibili dalle odierne tecnologie dell’informatica e della comunicazione (ICT).

Una fascia particolarmente minacciata è rappresentata dai cittadini e dalle imprese che risiedono nei piccoli comuni (convenzionalmente quelli con popolazione inferiore alle 5.000 unità). In Italia circa il 20% della popolazione abita nei piccoli comuni (quasi 6.000 sul totale di 8.100) mentre nella provincia di Bologna questa percentuale scende all’8%, per risalire in modo sostenuto sino a circa il 40% nelle Comunità Montane.

Queste dunque le motivazioni di fondo che hanno portato la Fondazione Marconi a ideare e progettare un intervento di riequilibrio del territorio concentrandosi su quelle aree della provincia di Bologna che le logiche di mercato hanno particolarmente penalizzato sul fronte delle tecnologie di telecomunicazione (fallimento di mercato): sono i comuni localizzati nelle valli del Reno e del Setta e più precisamente a quelli raggruppati nella Comunità Montane dell’Alta e Media Valle del Reno e nella (ex) Comunità Cinque Valli Bolognesi, comuni dove vivono circa 100.000 persone, 40% delle quali residenti in piccoli comuni.

L’intervento ha comportato, nell’arco di quattro anni, un sforzo economico di 550.000 euro, coperto quasi integralmente da un finanziamento di 500.000 euro erogato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, e da un contributodi 50.000 messo a disposizione dal consorzio Marconi Wireless.

L’intervento ipotizzato aveva (ed ha avuto) come obiettivo principale la realizzazione di una estesa rete wireless in tecnologia Hiperlan operante alla frequenza di 5.4 GHz ed in grado di assicurare una banda complessiva di 100 Mb/s. Tuttavia nel corso del progetto è stato attivato un tavolo di confronto con Telecom Italia per individuare nel territorio quali centrali potessero essere adeguate in tempi relativamente rapidi e con costi contenuti. È stato quindi definito un accordo in virtù del quale la società si è impegnata, a fronte di un acquisto di prestazioni e servizi nel campo del sociale (di importo modesto), ad anticipare significativamente il potenziamento di tali centrali (attraverso l’installazione di moduli miniDSLAM o DSLAM) in modo da poter erogare un servizio ADSL (con velocità di poco inferiore a 1 Mb/s).

Per quanto attiene le rete wireless, la Fondazione Guglielmo Marconi (previo accordo con la Fondazione del Monte) ha concesso l’uso della dorsale alla società Acantho/Satcomfermo restando la proprietà della dorsale e degli apparati in mano pubblica (Fondazione Marconi); tale concessione ha titolo non oneroso (la Fondazione non percepisce alcun corrispettivo) in cambio dell’impegno di Acantho ad offrire a cittadini e imprese un servizio a tariffe di mercato, a supportare tutti i costi di manutenzione della dorsale e ad offrire 10 utenze gratuite ad ognuno dei comuni serviti, da utilizzare con particolare riferimento al mondo del sociale e della cultura.